Dal Fronte Moscovita

lunedì, settembre 25, 2006

Ultimi eventi dal fronte

Dal conto alla rovescia dei giorni si è presto passati al conto alla rovescia delle ore, che sono precipitevolmente scese sotto le 100, poi sotto le 70 e ora ne mancano 24 all’abbandono delle nostra navicella spaziale in orbita su Mosca (l’appartamento in ulitsa Vucheticha al 4, ingresso 2, appartamento 20; un palazzetto anni ’50 di 5 piani).

Il nostro tassista è stato fermato da una Zhiguli della milizia in borghese. Era tutto in ordine, ma i cento rubli di mancia non glieli ha tolti nessuno. L’autista ha commentato: “Normalna”.

Stando qui si comincia ad accettare e lasciar correre un sacco di cose, il che è un ottimo esercizio, ma è facile dimenticare che esistono cose scorrette. Col fatto che non ci sia ancora una classe media definita, ci sono super-ricchi con tutto il loro universo di servizi e beni e i poveri con un altro tipo di mondo. Il punto d’incontro è una via di mezzo fra le cose di entrambi. Uno studente come me, per esempio, non va a cena al Pushkin (bellissimo, in centrissimo, carissimo direbbe Messner), cena a casa e compra al supermercato della gente normale, ma poi se esce la sera va per forza in posti dove poi un cocktail costa 10 euro ed entri solo se il feiskontrolshik ti vede in tiro (o ti conosce). Da noi è tutto più livellato: 9 ristoranti su 10 sono abbordabili e devi cercare quello davvero pregiato, mentre qui è il contrario. Per 9 ristoranti devi vendere un rene, e per trovare il localino da 10 euro devi avere una certa conoscenza della città e un buon lanternino.

Sono venuti a trovarmi i miei genitori. Mi sono trovato a fare gli onori di casa, a guidarli per Mosca e a leggere per loro i cartelli in cirillico. Mi sono trovato a contrattare n russo il prezzo del taxi che li riportasse in albergo e mi hanno anche riportato un po’ i piedi per terra riguardo alla Russia e a certi aspetti negativi che stavo perdendo di vista per amore di questo straordinario bardak (casino). Ecco, avere qui i genitori è stata un’esperienza di decontestualizzazione, un’opera d’arte ready-made.

Poi domenica sera ho perso il portafogli, con bancomat, patente e soldi. L’esperienza più comica, ma che avrebbe fatto impazzire uno appena arrivato è stata la denuncia che ho fatto alla milizia.

L’ufficio si trova vicino ad ulitsa Arbat, davanti c’è un agente con un kalashnikov che si guarda in giro. Ha le unghie sporche, ti fa pensare a un soldato più che ad un poliziotto che dovrebbe essere in contatto con la gente comune. Non mi spara, così entro.

Ci sono varie fotocopie di ricercati, tra cui una serie di Ceceni, appese al muro beige, poi due scalini mi portano ad una grossa vetrata con dietro l’accoglienza. Chiamiamola così.

C’è un agente con una divisa lisa e dall’aspetto poco pulito. Tondo, con una testa piccola e dei baffi appuntiti ma non simmetrici, ha degli occhi cattivi e le mani sporche anche lui. Mi guarda annoiato e io cerco di spiegarmi in russo, ma mi accorgo ben presto di non conoscere sufficienti parole.

Excursus:

Poco prima mi ero recato al Consolato italiano per chiedere cosa fare e mi ha accolto un carabiniere impassibile. Gli ho chiesto, dopo la sua indicazione di andare dalla milizia, come avrei potuto spiegare queste cose in russo e la sua geniale soluzione, che mi ha fatto decantare le lodi del consolato italiano a Mosca, è stata: “Si faccia capire”.

Testa di cazzo.

L’agente cattivo e liso non ha nemmeno una frazione di secondo dedicata alla pazienza, o non ha una parte del cervello dedicata a questo, così si alza e dai capelli gli spuntano corna, dai pantaloni una coda pelosa e rossa e prende in mano il tridente e viene da me. La porta si apre con una fumata di zolfo e la Carmina Burana che squarcia il silenzio pigro dell’ufficio ed arriva impetuoso l’Uomo più Scortese del Mondo.

Io, timido e speranzoso, cerco a gesti di spiegare che mi deve essere cascato dalla tasca il portafogli. Lui emette parole su parole, sempre più in fretta e sempre più rumorosamente e termina con prokhadite, che significa cammina. Lo show termina e lui sparisce dietro la porta. Io me ne vado con la mia coda tra le gambe e le orecchie abbassate. Dietro al vetro un collega pancione ma dall’aria di un caro zio sta giocando a Puzzle Bobble sul pc di servizio.

Telefono a una mia collega russa che fa l’interprete! Idea! Poi torno da quell’agente, che è l’Elemento Presente nell’Acqua Minerale, lo Stronzio, e gli passo la mia collega al telefono. Probabilmente lui non ha la facoltà di controllare la sua voce e urla anche con lei, spiega cose dalla prole non così lunghe e termina con diversi pazhalsta, prego. Lei arriverà un’ora dopo e mi compilerà la denuncia, in cirillico. Io non sono scosso, penso allo Stronzio Frustrato e al Carabiniere. Quest’ultimo –vabè.

Partirò mercoledì, quindi mi aiuteranno gli amici moscoviti con la denuncia. Nel frattempo non potrò guidare.