Dal Fronte Moscovita

venerdì, luglio 28, 2006

Ti sei dimenticato di pensare quadridimensionalmente

Il viaggio è stato lungo e stancante, ma è trascorso senza intoppi. La valigia pesava 22 kg. Tutte t-shirt. Qui ci sono 17 gradi e oggi c’era pure una giannella da brividi di freddo. Domani dovrebbe migliorare.
F, quello che ci ha portato qui per il tirocinio ci ha accolto alla stazione del treno di Pavlevskaya, “siete nella zona del centro-sud di Mosca, per la cronaca, qui è dove è scoppiata l’ultima bomba”.
Con F e il suo autista ci siamo mossi per il traffico moscovita per le varie tappe organizzative necessarie, colloquio al luogo di lavoro e cena fuori da Maurizio, ristorante italiano.
La montagna di informazioni che abbiamo ricevuto solo nel primo giorno sono da soggiorno di diversi anni, con storie di mafia e servizi segreti da film di fantascienza. Ho come l’impressione che film di fantascienza sia, tutto quello che sta per cominciare qui.
Per tornare a casa F ci chiama un taxi, come ha fatto all’andata (l’autista non c’era più, storia lunga): andiamo in strada e fa un cenno. Si ferma una macchina qualunque. Lui si china, discute in russo col conducente, si gira verso di noi e dice: “Ok sono 200 rubli, buonanotte ragazzi”. I taxi autorizzati qui sono pochi, così i privati cittadini si fermano quando possono tirando su autostoppisti che contrattano sul prezzo della corsa. Una pratica comune e comodissima, ma che di certo ha i suoi rischi. Stavolta arriviamo a casa sani e salvi. 200 rubli sono circa 6 euro.
Casa mia si trova in un palazzo di epoca staliniana, sito fra la torre Ostankino (della TV) e il Triumph, uno dei nuovi palazzi simbolo del nuovo corso ultracapitalista russo. L’appartamento è un luogo comune di restauro kitsch-russo e sporcizia di vecchi tempi. Abbiamo passato il venerdì mattina a renderlo dignitoso e solo forse ce la faremo, non mi importa. E’ più vero così. Mi sento come tornato al mio erasmus, solo amplificato di un milione di volte, intensificato, stimolato…
Mi chiamano per mangiare un po’ di Druzhba, il formaggino sovietico per eccellenza che si è meritato un monumento in una cittadina di provincia, devo andare.


Tutto grande qui: Una partita a Jenga davanti a casa mia